PILLOLA LUG 22

GUERRA AL COVID o COVID DI GUERRA?

Il protocollo d’intesa tra le parti sociali in merito alla gestione del rischio COVID nelle aziende mi ha lasciato piuttosto perplesso:

  • si ribadisce essere un rischio di popolazione salvo poi demandare di fatto ogni decisione finale alla valutazione del rischio da parte del datore di lavoro
  • si riconosce la grande importanza nel ridurre il rischio di contagio delle mascherine salvo poi non avere il coraggio di ufficializzarne l’obbligo d’uso e al contempo indicare le FFP2 come unico strumento di protezione che non può non essere messo a disposizione (è rischio di popolazione ma il DDL deve dare un DPI….mah, le chirurgiche, più economiche, leggere e tollerate sparite di scena…)
  • si sancisce nuovamente la costituzione del comitato aziendale….mi chiedo quanti siano stati in questi due anni veramente operativi, veramente occasioni di confronto sulle decisioni da prendere…
  • si indica (giustamente) l’importanza del ricambio d’aria gettando lì il riferimento a impianti di ventilazione meccanica ma anche in questo caso nessuna spinta a dotarsene pur dicendo che il ricambio deve essere costante (volevano dire continuo?, frequente?)

I dati statistici sulla situazione epidemiologica sono tutt’altro che confortanti, la variante attualmente presente è la più contagiosa finora mai esistita ma lo spirito generale è un “liberi tutti” che veramente poco si declina poi con una generica raccomandazione al mantenimento delle azioni di contenimento del virus sui luoghi di lavoro mentre in tutti gli altri ambienti la prassi è ormai l’assoluta anarchia e mancanza di controlli. Da datore di lavoro mi viene da dire:

  • il virus non legge i decreti né segue le scadenze
  • i meccanismi di trasmissione sono da sempre gli stessi e le stesse devono essere pertanto a mio avviso le corrette abitudini ed attenzioni
  • la malattia, a prescindere dalla gravità che dovesse assumere in ciascuno dei contagiati, costituisce oltre che sofferenza e disagio personali anche un problema organizzativo per le aziende soprattutto se riguarda più soggetti nelle stesse funzioni
  • la condivisione degli spazi chiusi è sempre il primo fattore di rischio, anche in presenza di distanze interpersonali perché la carica virale nell’aria viene a sua volta condivisa…

Siamo tutti stanchi delle restrizioni ma dobbiamo essere prudenti e lungimiranti:

  • indossiamo sempre una mascherina (chirurgica o FFP2 che sia) quando condividiamo un ambiente chiuso
  • teniamo aperte le finestre o dotiamoci di un sistema di ventilazione meccanica, unico modo per disporre sempre di aria primaria e ridurre la carica virale interna
  • evitiamo ancora (sì purtroppo è ancora necessario) strette di mano, baci abbracci…
  • teniamo puliti e sanificati attrezzi e superfici comuni: anche il nuovo protocollo usa il termine “pulizia giornaliera…” quanti lo stiamo facendo con costanza e metodo?

Insomma la guerra, termine abusato nel 2020 e che oggi evoca ben altri scenari, al COVID è tutt’altro che vinta, dobbiamo sì abituarci a conviverci ma questo non deve mai significare far finta che non esista, è e sarebbe sintomo di superficialità e miopia.

Proprio la guerra in Ucraina, che di colpo ha portato l’attenzione lontano dalla pandemia e ci ha riportati a scene e racconti che eravamo abituati ad associare al bianco e nero di 70 anni fa, ci ha gettato contro anche nuovamente il tema della tutela del suolo, dell’ambiente e il tema del risparmio e delle scelte energetiche. La fame di gas, il ritorno al carbone e al nucleare sono lì a dirci che la transizione ecologica non è una questione da radical chic ma è l’unica strada possibile e deve essere perseguita con ogni mezzo e con grande rapidità evitando inutili burocrazie e lasciando antiche resistente e pigrizie. Cominciamo tutti ad attuare da subito la disposizione governativa (che nessuno più ricorda in questi giorni di gran caldo) di non scendere sotto i 27 °C nelle temperature impostate nei milioni di climatizzatori del ns paese, le tasche e l’ambiente ringraziano. Dalla mobilità elettrica ai controlli termografici, dalla piantumazione di alberi all’isolamento termico degli ambienti, sono numerosissimi i fronti su cui le persone e le aziende possono da subito e bene operare per dare il proprio contributo concreto.

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