PILLOLA MAR 24

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Malattie professionali, meno rumore ma…

Il fenomeno delle malattie professionali (M.P.) fa sicuramente meno notizia, provoca meno clamore, coerentemente con la genesi di ogni evento di salute, che spesso arriva inaspettato e silenzioso, in altri casi “annunciato”, ma sempre indesiderato, quasi fosse uno scherzo cattivo del destino, una conseguenza ineluttabile del lavoro. Fatte le dovute eccezioni, senz’altro minoritarie, la gran parte delle patologie derivano da un’esposizione cronica, ripetuta, prolungata ad agenti di rischio chimico e fisico nella maggioranza dei casi senza che siano state adottate dal lavoratore elementari attenzioni di natura igienistica come indossare un dispositivo di protezione delle vie respiratorie, della cute, dell’udito, in una spirale di abitudine e non curanza accompagnata dall’indifferenza e superficialità di preposti poco lungimiranti. Spesso vana ed inefficace la pur doverosa e ripetuta formazione organizzata, quando il SPP mostra attenzione al tema, con sessioni specifiche teorico pratiche su specifici argomenti su questo grande ambito che è l’igiene del lavoro e la prevenzione delle malattie professionali.

La riflessione di questa nostra “pillola” deriva dalla pubblicazione in G.U. lo scorso 13 gennaio, degli elenchi aggiornati delle malattie professionali (DM 15/11/23). Tra quelle di elevata probabilità (ci si riferisce al nesso causale tra agente di rischio e patologia, Lista 1) sono confermate ad esempio la dermatite allergica da contatto con il nichel e la dermatite follicolare acneiforme per contatto con fluidi lubrorefrigeranti. Di assoluta attualità poi l’associazione tra asma bronchiale e l’alveolite ed esposizione a isocianati, oggetto di recenti doverose restrizioni da parte della UE seguite fortunatamente da altrettanto diffusi “abbandoni” da parte delle aziende di prodotti che li contenevano per passare a prodotti che ne sono esenti. Scontate le conferme di patologie correlate ad esposizione ad agenti fisici come il rumore (ipoacusia) e le vibrazioni (sindrome di Raynaud, osteopatie e neuropatie di mano e braccio), “insidiosa” l’associazione tra la movimentazione manuale abituale e sistematica senza ausili meccanici e l’ernia discale, patologia ad eziologia professionale tutta da dimostrare ma… quanto diventa importante disporre di dati oggettivi per dare una fotografia attendibile delle lavorazioni aziendali! Da oltre trent’anni misuriamo il rumore, da meno di venti le vibrazioni, solo da una quindicina abbiamo preso l’abitudine di quantificare (ove possibile) gli indici di rischio ergonomico ma tante sono ancora le attività che non sono state “mappate”. Le patologie si prevengono non solo attraverso la sensibilizzazione sui comportamenti corretti, non solo attraverso una diagnosi il più possibile precoce in sorveglianza sanitaria ma anche grazie ad una valutazione del rischio il più dettagliata e approfondita possibile. E’ passando dal calcolo delle esposizioni, agli indici quantitativi che si può dare il giusto peso ai rischi e correlare di conseguenza la priorità che meritano in termini di azioni concrete di contenimento. Anche le patologie della spalla e del gomito sono riportate in lista 1, associate a lavorazioni che comportano movimenti ripetuti e il mantenimento di posture incongrue, altri volti dell’ergonomia che meritano attenzione e trattazione adeguata.

Interessanti inoltre i riferimenti alle radiazioni ottiche artificiali a volte sottovalutate, spesso non correttamente gestite, a partire dalla mancanza di figure in azienda con le dovute competenze, in particolare nel settore delle applicazioni laser dove il mercato delle sorgenti, spesso di origine asiatica non aiuta ad avere certezza della loro pericolosità: sappiamo se le nostre apparecchiature comportano la nomina del Tecnico Sicurezza Laser? Occhio e cute possono essere colpiti dando origine a lesioni ed opacità, siamo a confine tra l’evento acuto-causa violenta-infortunio e la malattia professionale ma il risultato (le lesioni) non cambia e i guai assicurativi e legali nemmeno…

Non possiamo non citare infine l’ambito della radioprotezione: ancora oggi in alcune aziende sono presenti sorgenti di radiazione ionizzante senza che vi sia il dovuto presidio dell’Esperto di Radioprotezione con evidenti rischi di esposizione indebita ed inconsapevole da parte di personale non adeguatamente formato.

Nel gruppo 6 della Lista 1 sono raggruppati tutti i tumori professionali con molti “soliti” noti: dall’amianto al benzene, dal cromo alla formaldeide ma anche a “soggetti” meno chiacchierati e sui quali sono recentemente si è fatto un po’ di ordine normativo e di tentativo di prevenzione, a partire dalle misurazioni, quali il radon (legato non a lavorazioni ma alla mera frequentazione inconsapevole di ambienti contaminati). Merita ricordare che in questo gruppo non sono citati solo gli agenti chimici “singoli” ma anche le lavorazioni (spesso la cosa deriva da studi e quindi pronunciamento precedente da  parte di organismi scientifici autorevoli come lo IARC o l’ACGIH): spiccano la “fonderia di ferro ed acciaio, l’industria della gomma, la produzione dell’alluminio, l’attività del verniciatore” associate al tumore maligno del polmone. In presenza di rischi per la salute doveroso quindi un periodico confronto con il SPP e il medico competente per verificare la completezza e adeguatezza delle valutazioni dei rischi e delle azioni pianificate. Prevenire è sempre molto meglio che gestire le conseguenze di una denuncia di M.P…

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