PillolaOTT15

TRE KILLER NELL’ARIA: COME DIFENDERE I LAVORATORI

 

FUMO DI SIGARETTA: una ricerca europea ha stimato in 7000 i morti per le conseguenze dell’esposizione a fumo passivo negli ambienti di lavoro. In Italia, nonostante una normativa restrittiva che ormai è in vigore da di 12 anni ancora molti sono i luoghi di lavoro dove viene tollerata l’abitudine al fumo mettendo al primo posto il quieto vivere o il diritto alla libertà individuale rispetto al diritto collettivo alla salute. Anche la giurisprudenza si è espressa negli ultimi anni con condanne alle aziende per decessi o gravi patologie insorte per esposizione a fumo passivo. Oltre alla segnaletica in azienda è fondamentale che il comportamento sia citato nei sistemi disciplinari e che questi vengano applicati, partendo da un’attività di vigilanza da parte dei preposti. Parallelamente segnalo che tra le attività virtuose che INAIL incentiva con punti validi per la riduzione del premio pagato dall’azienda vi sono i corsi di formazione sui rischi del fumo e per persuadere le persone a smettere di fumare: si è capito da tempo ma finalmente si sta iniziando ad agire non più solo con i divieti dunque ma anche con una strategia motivazionale.

RADON: assieme al fumo di sigaretta è la principale causa di tumore polmonare e causa di 3300 decessi l’anno nel nostro paese. E’ inquinante di origine naturale, gas che tende a concentrarsi nei fabbricati (essendo luoghi chiusi) in particolare nei piani bassi, ancor più se seminterrati o interrati. La sua presenza più o meno elevata dipende anche dalla zona geografica essendo legato alla natura geologica del sottosuolo. Nella nostra regione, per gran parte classificabile a basso rischio, vi sono però anche aree a rischio medio-alto, molte delle quali nel vicentino, ma in ogni caso è opportuno, in particolare nei casi in cui il fabbricato ha parti anche ricavate sotto il piano campagna, effettuare un monitoraggio per determinarne le concentrazioni. Di conseguenza poi è possibile attivare azioni di mitigazione, spesso migliorando le condizioni di aerazione dei locali. I tempi di permanenza nei locali a rischio sono senza dubbio l’elemento di maggiore interesse visto che l’esposizione prolungata anche a piccole concentrazioni sembra essere condizione di pericolo rispetto a brevi esposizioni a concentrazioni anche maggiori.

AMIANTO: si parla in questo caso di una cifra attorno ai 4000 morti all’anno in Italia, per lo più per mesotelioma, il tumore correlato all’inalazione di fibre del minerale. Solo una parte sono malattie professionali riconosciute, quindi su soggetti che hanno avuto esposizione prolungata e significativa, impegnati in settori come la bonifica di navi, treni, edifici. Tutti gli altri sono soggetti la cui esposizione può ritenersi occasionale, accidentale, sicuramente discontinua. Hanno frequentato ambienti contaminati, magari inconsapevolmente oppure manipolato indumenti contaminati (ad esempio le mogli di chi lavorava con l’amianto). Chiunque lavori, viva o frequenti ambienti a potenziale contaminazione ha il dovere morale di segnalarne la presenza ed in particolare segnalare lo stato di conservazione alle autorità affinché se ne pianifichi la rimozione qualora le condizioni non siano più buone. Le aziende dove ancora vi sono manufatti contenenti amianto devono programmarne la bonifica: ora mai parliamo di oggetti con vita non inferiore ai 25 anni ma spesso attorno ai 35 – 40 anni e considerando che la vita media dell’eternit sono proprio i 40 anni, si capisce come tali azioni spesso comincino ad avere carattere di urgenza. La rimozione può essere pianificata a seguito di una valutazione dello stato di conservazione utilizzando metodi standardizzati. INAIL da qualche anno prevede incentivi (bando ISI) per aiutare le aziende ad affrontare le spese di bonifica.

PillolaOTT15

Lascia un commento

Comment
Name*
Mail*
Website*